CREDITI

Piazzetta Winifred
Terni De' Gregorji
26013 Crema (CR)

MUSEO CIVICO DI CREMA
E DEL CREMASCO

L’attuale sede del Museo civico di Crema e del Cremasco nacque come convento nel 1439, quando venne edificato per ospitare una comunità di frati agostiniani, esponenti dell’Osservanza di Lombardia. Essa, caratterizzata da una forte attenzione alla cultura umanistica ed allo studio (non per niente il convento cremasco ospitava una ricca biblioteca, andata purtroppo dispersa ai tempi delle soppressioni napoleoniche), fu una delle protagoniste del rinnovamento della Chiesa nel corso del Quattrocento.

Il convento venne articolato su due chiostri, su cui insistevano le varie pertinenze, la più importante delle quali è di sicuro il refettorio, oggi salone Pietro da Cemmo, che ospita i pregevoli affreschi realizzati nel 1507 dall’omonimo pittore bresciano.

Il convento ospitò i frati agostiniani fino al 1797, quando, in concomitanza con le leggi emanate da Napoleone che miravano a limitare la diffusione degli ordini religiosi, con il contemporaneo incameramento dei beni degli enti soppressi da parte dello Stato, anche la comunità monastica agostiniana venne soppressa.

Iniziò così la seconda fase della vita dell’edificio, che passò dai fasti conventuali alla mesta trasformazione in caserma, destinata ad ospitare prima le truppe francesi, poi i soldati asburgici ed infine le truppe del Regno d’Italia fino al 1945. Una volta diventato caserma il convento subì numerosi rimaneggiamenti, il più evidente dei quali fu la demolizione della chiesa annessa al convento, verificatasi intorno al 1830. Peraltro già nel 1811 era stata abbattuta la cupola di tale chiesa, perché la stessa ostacolava il buon funzionamento del telegrafo ottico attivo fra Milano e Soresina.

Destinato, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, a rifugio dei poveri della città e agli usi più svariati l’ex convento fu acquisito al demanio comunale nel 1953. Venne così fatto oggetto di una significativa campagna di restauri a partire dal 1959; tale campagna portò alla scoperta, grazie alla contessa Winifred Terni de Gregorj, degli affreschi del salone da Cemmo, fino ad allora coperti da uno strato di catrame, intonaco e calcina, ed alla trasformazione dell’ex caserma, grazie all’architetto Amos Edallo, in centro culturale sede della biblioteca e del museo cittadini.

Il Museo nacque, almeno da un punto di vista amministrativo, con l’assunzione di uno specifico provvedimento da parte del consiglio comunale, licenziato in data 13 gennaio 1959. Divenne completamente operativo il 26 maggio 1963, quando venne inaugurato in via ufficiale.

Il Museo, da allora, non ha cessato di evolvere, tenendo però sempre presente la funzione per la quale era stato creato, cioè, quella di conservare la memoria storica di Crema e del territorio circostante. Non per niente, infatti, i padri fondatori del Museo ebbero la felice intuizione di creare un museo che non parlasse solo alla città, ma fosse anche un punto di riferimento per conoscere l’evoluzione dell’intera plaga cremasca nel corso dei secoli.

ARTE ORGANARIA

La tradizione organaria cremasca si sviluppa sulle orme della più antica arte organaria bresciana (Antegnati) e bergamasca (Serassi), a partire dalla fine del XVIII secolo, quando nel territorio cremasco sono fiorite numerose scuole e botteghe. In un crescendo che non conobbe sosta famiglie come i Lingiardi, i Franceschini (attivi fino al 1940) e i Cadei diffusero un sapere ed una tecnica che avrebbe dato i suoi frutti migliori con le botteghe fondate prima da Pacifico Inzoli (1843-1910) e poi da Giovanni Tamburini (1857-1942) , tutt’oggi in attività. Crema è dunque da lungo tempo sede di laboratori artigiani che producono e restaurano organi e costruiscono canne da organo per i più conosciuti organari, tanto che in città esiste una scuola di formazione professionale per la costruzione ed il restauro degli strumenti. Oltretutto Crema ha dato i natali a importanti musicisti (quali Vincenzo Petrali, Giovanni Bottesini e Stefano Pavesi), che hanno prodotto composizioni sacre e profane apprezzate in tutta Europa. Da tempo era avvertita la necessità di valorizzare e promuovere questo patrimonio: il Comune di Crema ha inteso mostrare non solo alla cittadinanza cremasca, ma pure ad un pubblico più vasto, le attitudini della nostra città in questo particolare settore dell’artigianato artistico, che trova di sicuro nuova valorizzazione attraverso quanto esposto nella sezione museale ad esso dedicata.

Tale sezione, realizzata grazie al fondamentale sostegno della Fondazione Cariplo e, in secondo luogo, della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, oltre che tramite risorse economiche proprie del Comune di Crema, si articola su due sale.

La prima pone l'accento sulle realizzazioni, cioé sugli strumenti e sulle canne d'organo, ma anche sui protagonisti di tale produzione artigianale. Sono infatti presenti due teche dedicate alla figura di Pacifico Inzoli ed alla ditta Tamburini ed al suo fondatore; inoltre una canna Fa di 32 piedi domina letteralmente la sala. Il manufatto è stato creato per l’occasione dalla ditta Scotti: esso riproduce l’analoga canna presente nell’organo del Duomo di Cremona, per la realizzazione della quale è stata utilizzata la più grande delle forme (originali ed realizzate da Pacifico Inzoli proprio in occasione della costruzione della nuova facciata dell’organo del Duomo di Cremona nel 1879) esposte nella seconda sala.

Il percorso espositivo della prima sala è stato concepito senza però trascurare i visitatori più giovani, per i quali è stato pensato uno strumento multimediale di facile utilizzo ma di sicuro impatto, dal momento che le sue fattezze ricordano quelle di un organo completo di doppia tastiera. Esso permette di «navigare» all’interno del mondo degli organi e delle figure professionali che ruotano attorno a tale strumento: si possono così consultare le schede degli organi presenti nei paesi della diocesi di Crema oppure conoscere le figure dell’arte organaria (l’organaro, ma anche il maestro ed il cannifonista, presentati cogliendo le sfaccettature che ne costituiscono il profilo professionale) e le diverse fasi della realizzazione di un organo.

Nella seconda sala viene invece ricostruita una bottega artigiana in cui, partendo dalla fusione dei metalli per la produzione delle canne, attraverso le varie fasi di lavorazione quali, appunto, la lavorazione delle lastre di metallo e la loro arrotolatura attorno alle forme, la costruzione dei mantici, dei somieri e delle trasmissioni, si arriva alla realizzazione di un organo completo e funzionante. Il percorso che il visitatore compie nella seconda sala, dunque, gli consente di conoscere le diverse fasi della costruzione di un organo, partendo dalla fabbricazione delle canne per arrivare infine alla prova finale dello strumento.

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